sabato 15 marzo 2014

TRAINING. SUL VERSANTE DELLE DOMANDE.
L'obiettivo generale della formazione con il training alla nonviolenza è favorire la crescita delle persone, attraverso un processo cognitivo che facilita la chiarificazione dei processi in cui esse vivono. Offre una mappa di lettura.
Il trainer è prima di tutto un educatore di se stesso, che pone l'accento sui processi e sulle relazioni, sui contesti e le comunicazioni. La sua formazione è strettamente connessa con l'idea dle cambiamento, dell'apprendimento e del deuteroapprendimento. Le domande che in un percorso formativo di questo genere ci si pone dovrebbero essere riassunte così:
- Che stile comunicativo ha questo gruppo?
- Come posso agire per creare un contesto protetto, senza proteggere le singole persone dal cambiamento?
- Che domanda formativa ha formulato questo gruppo?
- Che 'gioco relazionale' gioca questo gruppo e che ruolo hanno i suoi singoli componenti?
- Che mappa di lettura ha dei problemi che incontra?
- Che 'narrazione' posso inventare per ristrutturare la mappa di lettura del gruppo?
- Quanto questo gruppo è in grado di giocare? Che tipo di giochi può fare, a partire dla livello di coesione che osservo?
- Che stimoli teorici posso offrire alle persone che ho di fronte, in relazione alla richiesta formativa che hanno fatto?
- Si può creare un contesto nonviolento in modo tale che le persone agiscano senza confondere l'aggressività con la violenza?
- Come posso favorire la crescita del gruppo in modo tale che acquisisca potere nei miei confronti?
- Come riesco ad avere un rapporto paritario con il gruppo pur preservando le differenze?
- Il gruppo ha un suo linguaggio specifico? Come posso utilizzarlo per essere compreso più facilmente?
(da:  "reti di formazione alla nonviolenza" 1999)

venerdì 14 marzo 2014

LE REGOLE AUREE DEL TRAINER
PREPARAZIONE:
- non ragionale sulla singola agenda ma sul complesso,
- studiare preliminarmente il tema del training,
- costruire il training in modo da autocoinvolgersi,
- scegliere un contesto metaforico,
- conoscere preliminarmente i "trainati",
- valorizzare il luogo dove il training si svolge.
PRESENTAZIONE:
- far capire il più possibile spiegando il meno possibile,
- aver presente lo scopo e dirlo,
- il vero trainer (ri)inventa il gioco mentre lo spiega.
GESTIONE:
- non essere mai da solo,
- mantenere la visione-coscienza della power-line,
- essere attento alla diffusione/valorizzazione delle competenze,
- alternare fasi di tensione e fasi di rilassamento,
- mantenere un criterio costante di gestione dei tempi (rigidi? flessibili?),
- giocare il proprio ruolo nel gioco di tutti (trainer: esterno-interno?).
VALUTAZIONE:
- finire sempre (almeno il training totale) con una valutazione,
- far sì che ciascuno esca dal training con le proprie "letture".
(da: "percorsi di formazione alla nonviolenza" 1992)

[..] se la cultura della pace non si insegna come un'altra materia, essa ha bisogno di essere incarnata, resa visibile e praticabile da persone conosciute e che vivono in mezzo a noi, da testimoni credibili che tracciano una via da percorrere tutti insieme. L'obiettore ha un ruolo privilegiato in questo cammino poiché, vagliando alla luce della propria coscienza la realtà attuale, gli avvenimenti, le leggi, egli giunge a mettere in discussione la concezione dominante che vede nell'uso delle armi e della forza (quindi della struttura a questo proposta, cioè l'esercito) la soluzione prioritaria per risolvere i conflitti tra i popoli. Capitini scriveva che "davanti alla guerra ci sono in corso tre modi di agire:
1. eliminare le cause della guerra, che possono essere economiche, ideologiche, psicologiche, ecc [..]
2. costituire una coscienza di cittadinanza del mondo, e organi adeguati rappresentativi, costituzionali, giuridici [..]
3. diffondere l'obiezione di coscienza, affidata, sì, all'iniziativa individuale, ma con sempre maggiore coordinamento, reciproco aiuto, approfondimento del metodo". (in: Paolo Montesperelli "Idee sulla nonviolenza" 1998)

martedì 11 marzo 2014

"E' un dovere di cittadinanza riconoscere e demistificare tutti i dogmatismi. Già che siamo condannati alla creatività e che studiamo sempre il passato nel presente, dobbiamo essere capaci di inventare un futuro cui non siamo preparati. Un futuro senza dogmi.  E' dovere del cittadino-artista, usando gli stessi canali di oppressione ma mutati di segno - parola, immagine e suono - smontare ogni dogma nell'arte e nella cultura per  mostrare che tutti gli esseri umani sono artisti di tutte le arti, ciascuno a modo suo. Sono produttori di cultura e non appena consumatori sbalorditi di cultura altrui." (Augusto Boal in "l'estetica dell'oppresso - l'arte e l'estetica come strumento di libertà)

lunedì 10 marzo 2014

Terzo grado: Teatro-Forum [..] Si può proporre qualsiasi soluzione, ma sulla scena, lavorando, mettendo in atto, facendo varie cose e non parlando da una comoda poltrona [..] Nel Teatro-Forum non si impone alcuna idea: il pubblico (il popolo) ha la possibilità di esprimere ogni sua idea, di provare varie possibilità e di verificarle nella pratica, o meglio, nella pratica teatrale  [..]  L'esperienza è concreta, anche se in termini fittizi. In questo caso non si provoca assolutamente effetto catartico  [..] la prova stimola la messa in pratica dell'azione nella realtà. (Augusto Boal in "Il teatro degli oppressi - teoria e tecnica del teatro")

sabato 2 giugno 2012

Dire che, piuttosto che costruire cittadelle militari, sarebbe meglio edificare scuole o palestre, spetta agli studiosi di scienze umane.
Affermare che i megapoligoni snaturano la vocazione del territorio, tocca agli ambientalisti.
Indignarsi per gli sprechi dell'industria bellica e ipotizzare il dirottamento delle spese militari per risanare la disoccupazione, è compito degli economisti.
Indicare l'assurdità di ogni guerra [..]  è dovere dei pensatori.
Sostenere che i soldi impiegati per costruire bombe sono un furto perpretato a danno dei poveri, è ufficio degli educatori.
Ma dire che ogni apparato di guerra, anche se non verrà mai messo in funzione, è una violenza profonda che corrode alla radice la logica del Vangelo, è compito dei profeti  (don Tonino Bello in "La speranza a caro prezzo - l'utopia della pace")
si va allargando il consenso di coloro che indicano nel superamento dell'ideologia del nemico i presupposti della convivenza tra i popoli. Nell'impegno per la giustizia, la strada privilegiata per ogni liberazione. Nella forza delle trattative diplomatiche, la soluzione dei conflitti armati. Nella difesa popolare nonviolenta, i cardini della sicurezza nazionale. Nel dialogo e nella solidarietà, l'unica alternativa alla logica dei "due blocchi di potenze armate, ciascuno diffidente e timoroso del prevalere dell'altro".  (don Tonino Bello in "La speranza a caro prezzo - l'utopia della pace")
chi annuncia la Pace, se non proprio ferite sanguinanti da far toccare con mano, deve esibire almeno delle cicatrici. Sono l'unico marchio di fabbrica che garantisce la bontà del prodotto  (don Tonino Bello in "La speranza a caro prezzo  -  l'utopia della pace")
in noi la proposta consumista ha attecchito particolarmente bene perché il potere ci fa credere che la nostra felicità passa solo attraverso il possesso. Così abbiamo ignorato le altre dimensioni dell'essere umano: la spiritualità, la socialità, l'affettività, la gratuità. Ormai non riconosciamo neanche più queste necessità, ma sono sempre là e, inappagate, generano un profondo senso di insoddisfazione, che tentiamo di mettere a tacere con il solo metodo che conosciamo: la corsa agli acquisti.  Ed eccoci arrivati al nocciolo della questione: non troveremo mai la misura nei consumi finché non riusciremo a guardare all'avere con distacco e ciò non avverrà finché non avremo riempito il nostro cuore e la nostra mente con altri principi e altri valori di riferimento ( Francesco Gesualdi in "Sobrietà - dallo spreco di pochi al diritto di tutti")