venerdì 14 marzo 2014

[..] se la cultura della pace non si insegna come un'altra materia, essa ha bisogno di essere incarnata, resa visibile e praticabile da persone conosciute e che vivono in mezzo a noi, da testimoni credibili che tracciano una via da percorrere tutti insieme. L'obiettore ha un ruolo privilegiato in questo cammino poiché, vagliando alla luce della propria coscienza la realtà attuale, gli avvenimenti, le leggi, egli giunge a mettere in discussione la concezione dominante che vede nell'uso delle armi e della forza (quindi della struttura a questo proposta, cioè l'esercito) la soluzione prioritaria per risolvere i conflitti tra i popoli. Capitini scriveva che "davanti alla guerra ci sono in corso tre modi di agire:
1. eliminare le cause della guerra, che possono essere economiche, ideologiche, psicologiche, ecc [..]
2. costituire una coscienza di cittadinanza del mondo, e organi adeguati rappresentativi, costituzionali, giuridici [..]
3. diffondere l'obiezione di coscienza, affidata, sì, all'iniziativa individuale, ma con sempre maggiore coordinamento, reciproco aiuto, approfondimento del metodo". (in: Paolo Montesperelli "Idee sulla nonviolenza" 1998)

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