sabato 2 giugno 2012

Dire che, piuttosto che costruire cittadelle militari, sarebbe meglio edificare scuole o palestre, spetta agli studiosi di scienze umane.
Affermare che i megapoligoni snaturano la vocazione del territorio, tocca agli ambientalisti.
Indignarsi per gli sprechi dell'industria bellica e ipotizzare il dirottamento delle spese militari per risanare la disoccupazione, è compito degli economisti.
Indicare l'assurdità di ogni guerra [..]  è dovere dei pensatori.
Sostenere che i soldi impiegati per costruire bombe sono un furto perpretato a danno dei poveri, è ufficio degli educatori.
Ma dire che ogni apparato di guerra, anche se non verrà mai messo in funzione, è una violenza profonda che corrode alla radice la logica del Vangelo, è compito dei profeti  (don Tonino Bello in "La speranza a caro prezzo - l'utopia della pace")
si va allargando il consenso di coloro che indicano nel superamento dell'ideologia del nemico i presupposti della convivenza tra i popoli. Nell'impegno per la giustizia, la strada privilegiata per ogni liberazione. Nella forza delle trattative diplomatiche, la soluzione dei conflitti armati. Nella difesa popolare nonviolenta, i cardini della sicurezza nazionale. Nel dialogo e nella solidarietà, l'unica alternativa alla logica dei "due blocchi di potenze armate, ciascuno diffidente e timoroso del prevalere dell'altro".  (don Tonino Bello in "La speranza a caro prezzo - l'utopia della pace")
chi annuncia la Pace, se non proprio ferite sanguinanti da far toccare con mano, deve esibire almeno delle cicatrici. Sono l'unico marchio di fabbrica che garantisce la bontà del prodotto  (don Tonino Bello in "La speranza a caro prezzo  -  l'utopia della pace")
in noi la proposta consumista ha attecchito particolarmente bene perché il potere ci fa credere che la nostra felicità passa solo attraverso il possesso. Così abbiamo ignorato le altre dimensioni dell'essere umano: la spiritualità, la socialità, l'affettività, la gratuità. Ormai non riconosciamo neanche più queste necessità, ma sono sempre là e, inappagate, generano un profondo senso di insoddisfazione, che tentiamo di mettere a tacere con il solo metodo che conosciamo: la corsa agli acquisti.  Ed eccoci arrivati al nocciolo della questione: non troveremo mai la misura nei consumi finché non riusciremo a guardare all'avere con distacco e ciò non avverrà finché non avremo riempito il nostro cuore e la nostra mente con altri principi e altri valori di riferimento ( Francesco Gesualdi in "Sobrietà - dallo spreco di pochi al diritto di tutti")