venerdì 2 marzo 2012

la rinuncia alle armi di morte non va intesa come un'opzione per la mancanza totale di difese, ma per una forma di lotta e di difesa con "armi" (disobbedienza civile, resistenza nonviolenta pianificata) con le quali si crede di poter neutralizzare la violenza del nemico. E tutto questo senza perdere di vista che l'obiettivo finale è la trasformazione del nemico in amico .. (Gonzalo Arias in "L'alternativa della nonviolenza" 2004)
La nonviolenza non va confusa con la non-resistenza. Nonviolenza significa dire "no" alla violenza. E' un rifiuto attivo del male, non un'accettazione passiva. La pigrizia, l'indifferenza, la neutralità non trovano posto nella nonviolenza (Bernhard Haring in "Savoldi intervista Haring" 1993)

lunedì 20 febbraio 2012

alcuni valori registrabili dalla documentazione delle riunioni, possiamo così riassumerli: a) documentazione sulla situazione, sulle persone; b) sviluppo del pensiero, dell'interesse, dell'attitudine; c) risposta ad una tanto profonda quando trascurata esigenza di comunione; d) sicurezza provienente dalla conquista collettiva della verità; e) semplicità di espressione e, talvolta, potenza lirica; f) nascita del bisogno, per chi ormai capisce, di una nuova pratica (Danilo Dolci in "conversazioni contadine" 1962)
il metodo: è una riunione di gruppo in cui ognuno costruisce sulla base delle proprie esperienze. Non rigidamente, pressappoco così si sviluppa la conversazione: ciascuno dei partecipanti alla riunione, uno per uno, a giro, esprime il suo punto di vista sul tema. Di solito si bada di far parlare per ultimi coloro che più potrebbero inibire gli altri o per superiorità di cultura, o per prestigio o altro: in modo che tutti possano esprimersi. Finito il giro, uno, l'altro, l'altro, chiedono la parola e si sviluppa un dibattito aperto. [..] Ciascuno ascolta e parla; alcuni preferiscono parlare più tardi, quando si saranno meglio chiarite le idee. Per ora io coordino le riunioni, tendendo a farli esprimere e ad enunciare verso la fine i punti comuni emersi dalla discussione. E' prevista una riunione per verificare e mettere a punto il metodo. (Danilo Dolci in "conversazioni contadine" 1962)

martedì 14 febbraio 2012

la società che il movimento nonviolento prefigura è una società dinamica, decentralizzata, poggiata sulle autonomie locali, sull'autogestione di ogni singola comunità - urbana, agricola, di fabbrica, ecc. In questa società è la funzione creativa insostituibile di ciascuno e di tutti che va rimessa in circolo senza imporre dall'alto delle scelte, senza risucchiare dal basso le energie (Davide Melodia in «Carceri: riforma fantasma» 1976)
[la nonviolenza] tende a ridurre ed eliminare gli schemi generici e impersonali. Noi viviamo troppo di questi schemi, e molte volte non ci curiamo d'altro ; ma non esistono gli schemi (gli amici, i nemici, i malati, gl'italiani, i religiosi, gli autisti, ecc.); esistono i singoli individui, e la vita fondamentale è quella che li considera nella loro singolarità insostituibile. Noi usiamo lo schema, per es. se cerchiamo un autista, e poi un altro autista, un libraio, ecc. Ma il progresso è proprio nel ridurre questo uso di schemi. La guerra invece è il mostro più immane di questo uso di schemi, che divora le singole individualità: non ci sono che i nostri e i nemici ; è perciò sommamente diseducatrice. (Aldo Capitini in "Religione aperta" 1955)
Quando si organizza una protesta nonviolenta, deve esistere l'elemento della verità e del buon diritto; tale diritto deve essere tale, sia alla luce di leggi scritte (cosa meno importante), che di leggi non-scritte, eque alla luce delle coscienza e della analisi sociale. La protesta deve essere fatta con sufficiente preparazione, da elementi capaci di non farsi provocare, in possesso di tensione sociale ma in grado di contenerla entro i limiti della protesta. Ogni manifestazione [..] deve essere compiuta nel rispetto dell'avversario, puntando con la forza della verità a fare venire alla luce le ingiustizie e le non-verità dell'azione che costui svolge. La giusta causa deve essere propagandata nel migliore dei modi, a molti livelli, coinvolgendo l'opinione pubblica. [..] Ogni forma possibile di boicottaggio, resistenza passiva, disobbedienza civile, raccolta di firme, sciopero, rifiuto di collaborazione ecc., deve essere applicata informando sempre della cosa amici e sostenitori in modo da non restare isolati e snobbati. (Davide Melodia in «Carceri: riforma fantasma» 1976)
Come strumento di conservazione del mondo, la nonviolenza è discutibile; come strumento di trasformazione in meglio, essa ha un valore inesauribile, appunto perché non fa modificazioni e spostamenti in superficie, ma va nel profondo, al punto centrale. (Aldo Capitini in "Religione aperta" 1955)

lunedì 13 febbraio 2012

Il compito di ogni attività nonviolenta [..] non è quella di comprimere la violenza che è nell'uomo, rischiando di rimetterla in circolo sotto altra veste o con un pretesto sufficientemente giustificato, ma di svuotare la carica di violenza, formatasi artificialmente nell'uomo per opera del progresso che ne ha gonfiato e moltiplicato le paure. (Davide Melodia in “Carceri: riforma fantasma” 1976)