la società che il movimento nonviolento prefigura è una società dinamica, decentralizzata, poggiata sulle autonomie locali, sull'autogestione di ogni singola comunità - urbana, agricola, di fabbrica, ecc. In questa società è la funzione creativa insostituibile di ciascuno e di tutti che va rimessa in circolo senza imporre dall'alto delle scelte, senza risucchiare dal basso le energie (Davide Melodia in «Carceri: riforma fantasma» 1976)
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