venerdì 16 settembre 2016

" Levinas ha scritto pagine vibranti di passione sul volto. Esso ha infatti significato di per sé, senza bisogno di essere integrato in qualche contesto. Spesso noi identifichiamo le persone in base al riferimento ad un contesto: è professore di, è figlio di, ha la tessera di, o in base a particolari effimeri, come il modo di vestire e di presentarsi. Così una persona riceve, in maniera facile e banale, senso in relazione a qualcosa d'altro. Invece il volto di cui parla Levinas non può diventare un contenuto afferrabile dal pensiero perché è incontenibile, conduce al di là. Non rinvia a un altro da sé, vale per sé. Il volto non è un concetto astratto, ma la presenza concreta dell'altro uomo."  (Stefano Curci in "Pedagogia del volto - educare dopo Levinas"  2002) 

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