TRAINING. SUL VERSANTE DELLE DOMANDE.
L'obiettivo generale della formazione con il training alla nonviolenza è favorire la crescita delle persone, attraverso un processo cognitivo che facilita la chiarificazione dei processi in cui esse vivono. Offre una mappa di lettura.
Il trainer è prima di tutto un educatore di se stesso, che pone l'accento sui processi e sulle relazioni, sui contesti e le comunicazioni. La sua formazione è strettamente connessa con l'idea dle cambiamento, dell'apprendimento e del deuteroapprendimento. Le domande che in un percorso formativo di questo genere ci si pone dovrebbero essere riassunte così:
- Che stile comunicativo ha questo gruppo?
- Come posso agire per creare un contesto protetto, senza proteggere le singole persone dal cambiamento?
- Che domanda formativa ha formulato questo gruppo?
- Che 'gioco relazionale' gioca questo gruppo e che ruolo hanno i suoi singoli componenti?
- Che mappa di lettura ha dei problemi che incontra?
- Che 'narrazione' posso inventare per ristrutturare la mappa di lettura del gruppo?
- Quanto questo gruppo è in grado di giocare? Che tipo di giochi può fare, a partire dla livello di coesione che osservo?
- Che stimoli teorici posso offrire alle persone che ho di fronte, in relazione alla richiesta formativa che hanno fatto?
- Si può creare un contesto nonviolento in modo tale che le persone agiscano senza confondere l'aggressività con la violenza?
- Come posso favorire la crescita del gruppo in modo tale che acquisisca potere nei miei confronti?
- Come riesco ad avere un rapporto paritario con il gruppo pur preservando le differenze?
- Il gruppo ha un suo linguaggio specifico? Come posso utilizzarlo per essere compreso più facilmente?
(da: "reti di formazione alla nonviolenza" 1999)
L'obiettivo generale della formazione con il training alla nonviolenza è favorire la crescita delle persone, attraverso un processo cognitivo che facilita la chiarificazione dei processi in cui esse vivono. Offre una mappa di lettura.
Il trainer è prima di tutto un educatore di se stesso, che pone l'accento sui processi e sulle relazioni, sui contesti e le comunicazioni. La sua formazione è strettamente connessa con l'idea dle cambiamento, dell'apprendimento e del deuteroapprendimento. Le domande che in un percorso formativo di questo genere ci si pone dovrebbero essere riassunte così:
- Che stile comunicativo ha questo gruppo?
- Come posso agire per creare un contesto protetto, senza proteggere le singole persone dal cambiamento?
- Che domanda formativa ha formulato questo gruppo?
- Che 'gioco relazionale' gioca questo gruppo e che ruolo hanno i suoi singoli componenti?
- Che mappa di lettura ha dei problemi che incontra?
- Che 'narrazione' posso inventare per ristrutturare la mappa di lettura del gruppo?
- Quanto questo gruppo è in grado di giocare? Che tipo di giochi può fare, a partire dla livello di coesione che osservo?
- Che stimoli teorici posso offrire alle persone che ho di fronte, in relazione alla richiesta formativa che hanno fatto?
- Si può creare un contesto nonviolento in modo tale che le persone agiscano senza confondere l'aggressività con la violenza?
- Come posso favorire la crescita del gruppo in modo tale che acquisisca potere nei miei confronti?
- Come riesco ad avere un rapporto paritario con il gruppo pur preservando le differenze?
- Il gruppo ha un suo linguaggio specifico? Come posso utilizzarlo per essere compreso più facilmente?
(da: "reti di formazione alla nonviolenza" 1999)